mercoledì 15 aprile 2015

Gallura come un'infanzia: oggi la presentazione del libro di Antonio Passaghe alla Mondadori di Pescara

Oggi, mercoledì 15 aprile, alle ore 17.00, presso la Libreria Mondadori, in Corso Vittorio Emanuele II 105, a Pescara, si terrà la presentazione del libro Gallura come un'infanzia - Le radici di Antonio Passaghe (Edizioni Tracce 2015 - € 12.00 - prefazione di Sergio Congia).
Presenterà Ubaldo Giacomucci (Presidente Edizioni Tracce).
Seguirà un buffet di specialità sarde per gli intervenuti.
Dalla prefazione al libro a cura di Sergio Congia:
Antonio Passaghe – oggi Generale in pensione – è uno di quegli spiriti la cui testimonianza esprime quanto possa, aldilà di ogni condizionamento economico o sociale, il dominio naturale della volontà, fusa alla capacità realizzativa e all’empito del riscatto.
È nato a Bortigiadas, nei pressi Tempio Pausania [...].
Legata alla dimensione agropastorale del territorio è la famiglia di Antonio, appena economicamente autonoma: un gregge e un podere, la tanca alla cui gestione e rendita dovevano avviare la dura fatica e... domineddio, perché la proteggesse dalle intemperie, dalla piaga degli incendi, e come soprattutto accadeva in quei tempi, dagli abigeati. Tutte avversità che accadono nel libro, che l’autore ha vissuto in prima persona.
Sin dalla più tenera età sul piccolo Antonio fu caricata la responsabilità della custodia e il pascolo del gregge secondo una tradizione secolare di famiglia. Una vita dura specie per un fanciullo che tuttavia non dispiaceva oltre misura ad Antonio, particolarmente sensibile al fascino di una natura fiabesca ancora del tutto incontaminata: boschi, rocce, ruscelli, cascatelle, animali di terra e di cielo, voci sinfonicamente armonizzate, che ne appagano l’estasi e la fantasia.
Del resto, pur obbediente alle sue leggi improntate ad un regime patriarcale, la famiglia dell’inberbe pastore non era un anaffettivo “circulum clausum” in cui non mancavano i momenti di evasione quali feste, escursioni nei luoghi vicini, cacce, sino al battesimo del mare, con i mezzi di allora particolarmente lontano. In poche parole, il nucleo domestico non era lontano dalla “patria del cuore”.
Questo diario di vita fa scorrere le sue pagine con ritmo quasi atemporale ove non manca qualche episodio drammatico realmente accaduto e salito alle cronache, che coinvolse le popolazioni della zona come gli incendi in cui trovarono la morte in un tragico bilancio, uomini e animali.
Dove il diario – quasi un ictus dell’idillio bucolico – si interrompe, intersecandone la storia coerentemente allo sviluppo dello stesso giovane protagonista, è l’ultimo conflitto bellico. Non ebbe tuttavia quei risvolti drammatici, di cui soffrirono altre parti della Sardegna, tragici soprattutto per la città di Cagliari, una delle più devastate d’Italia dalle incursioni aeree. Tra le pagine del libro è comunque presente qualche cenno di soprusi e di violenze delle truppe naziste presenti dell’isola. Ed è singolare come il diario di Antonio Passaghe non vada oltre, volendo fermare nel tempo quegli stralci di vita con l’immagine festosa di una vendemmia, la posizione di un sigillo a quel mondo incantato che fu per lui l’infanzia e la prima giovinezza – pur duro e faticoso – quasi a volerla preservare da ogni contaminazione. La narrazione pur nella sua semplicità, è concepita quasi come un età dell’oro dell’innocenza, emanante aliti freschi di fragranze agresti. Perché la rappresentazione di quel mondo è il tutto per l’autore, avendo per confine la terra e il cielo, pur restando in un limitato ambito territoriale su cui spaziano nella anamnesi affetti e sensazioni indissolubilmente ad esso radicati.
Ma parlavamo anche di un tratto fondativo della personalità dell’autore che non è rispecchiato nel suo libro-diario, non svela il carattere metaforico di Antonio Passaghe, fermandosi nella pieghevolezza ad uno stato di necessità, improntato al regime familiare. Vi era comunque già “in pectore” il coraggio e la volontà nel portare a compimento, come un precetto, il suo compito di pastorello, prendendosene anche i rischi. Ma in casa Passaghe non vi erano preclusioni ad eventuali alternative a quel duro lavoro, come ad esempio la scuola, che gradualmente liberò Antonio.
Il suo profitto di studente segnò anche il suo graduale passaggio di stato, sorretto da quella stessa tenace volontà che aveva risposto nell’assolvimento nel duro lavoro patriarcale.
Ma neppure gli studi classici a Tempio Pausania e successivamente l’Accademia militare e una laurea, fermarono il suo impegno civile e militare che l’hanno visto ascendere ai più alti gradi dell’esercito sino a generale e da Colonnello di Artigliera missilistica, pervenendo addirittura ad essere considerato un maestro istruttore nel settore, uno dei migliori d’Europa, per conto della Nato.
Tutto questo non è tuttavia riuscito a svellere Antonio Passaghe dalle rocce granitiche della sua Gallura.
Ancora oggi, novello cincinnato, vi ritorna costantemente, per tratte da un suo atavico podere i succhi vitali. 

Dall'Introduzione a cura dell'Autore:
È un istinto profondamente radicato nella sua natura che porta l’uomo dopo aver procreato a iniziare alla sopravvivenza ed alla vita l’essere che ha messo al mondo.
Nella antica cultura contadina il padre lo faceva sempre nei confronti del primo figlio maschio che poi, da grande, doveva dare tranquillità e stabilità a tutta la famiglia.
Quando questo periodo di apprendimento viene vissuto dal bambino ed in un contesto di serenità ed amore, lo portano a vivere quelle sensazioni, quei momenti, talvolta bellissimi, tal’altra spiacevoli, in un modo indelebile, che non dimenticherà mai più e che saranno da guida per tutta la vita.
E sarà il figlio poi che assicurerà, a futura memoria, la trasmissione alla progenie che verrà di quelle sensazioni e di quei modi di fare che egli ha vissuto tanto intensamente.
L’adolescenza e la giovinezza poi non permetteranno più di recuperare quegli stati d’animo che si possono vivere solo da bambino con il proprio padre, che, con assoluta naturalezza, per principio ed intima convinzione ti vuole sempre appresso perché sa che il solo vedere, sentire, camminare ti porterà ad imitarlo e poi non dimenticherai più.
A me che ho vissuto intensamente quel bellissimo periodo da bambino, non è stato dato di farlo da padre e, forse nel profondo del cuore, mi rimane la sensazione di un filo della vita che si è interrotto e non è più recuperabile.

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